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METODOLOGIA

La nostra proposta educativa è improntata su alcuni metodi specifici.

 

L’educazione tra pari

Questa strategia educativa mira ad attivare un processo spontaneo di passaggio di conoscenze, emozioni ed esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status. Il fulcro del progetto sarà costituito dalla figura del peer educator: la vicinanza d’età permette di avere accesso al sistema valoriale e simbolico dei partecipanti, di comprendere il loro linguaggio e di essere il soggetto ideale per stabilire con loro un rapporto di fiducia e ascolto. Opportunamente formati, i peer educators seguiranno da vicino i partecipanti in ogni fase del progetto; si occuperanno della creazione e del consolidamento del gruppo, guideranno le attività, stimoleranno costantemente i ragazzi e li condurranno attraverso il percorso, anche emotivo, che il progetto si propone di realizzare.

 

L’educazione non formale

Questo percorso educativo prenderà forma al di fuori delle aule scolastiche, pur alimentando con la scuola, luogo deputato all’educazione formale dei nostri giovani, un flusso continuo di scambi e rimandi. I peer educators condurranno una serie di attività laboratoriali, realizzate secondo le tecniche e con l’ausilio di strumenti propri dell’educazione non formale: workshop, giochi di ruolo, casi studio, simulazioni, visite interattive e discussioni guidate, attraverso cui i giovani partecipanti potranno “imparare facendo”. In questo modo risulterà più facile e diretto anche monitorare e valutare la qualità dell’esperienza vissuta dai ragazzi, in termini di conoscenze acquisite e di livello di partecipazione.

 

L’intelligenza emotiva

Il concetto, elaborato da Daniel Goleman, per cui l’apprendimento risulta non solo più piacevole, ma anche più efficace, attraverso la percezione e l’elaborazione delle emozioni. Le emozioni scaturiscono dalla dimensione fortemente esperienziale del progetto, da attività e strumenti specifici (il viaggio, il teatro, la scrittura creativa, ecc.) volti a stimolare nei partecipanti immedesimazione ed empatia, ma anche dalla semplice condivisione di uno stesso percorso con tantissimi coetanei; tutti elementi che permettono di assistere, nei mesi, alla nascita e allo sviluppo di quella che potremmo definire una “comunità educativa”.

 

L’individualismo metodologico

La prospettiva è quella di scomporre questa storia “di massa” in tante storie “individuali”, per mettere in luce le vite dei singoli, delle vittime, dei carnefici e di tutti gli spettatori più o meno coinvolti, più o meno responsabili. Osservare la “grande” storia attraverso le infinite lenti delle “microstorie” (Carlo Ginzburg, Giovanni Levi) significa guardare al ruolo di ciascuno all’interno della scena generale e permette di comprendere l’importanza della responsabilità individuale che ognuno di noi ha nei confronti della collettività, anche e soprattutto nel presente.

 

Il viaggio

Il concetto di base è coniugare l’esperienza forte del movimento con l’esperienza forte della memoria storica. Il viaggio, il movimento, acquistano nei nostri progetti un significato e un contenuto didattico, laddove inducono il partecipante ad abbandonare la sicurezza dell’immobilismo, anche fisico, a favore della precarietà dell’orizzonte che cambia. Quello che vorremmo costruire è un percorso in cui siano i luoghi – immutabili ed immutati teatri di guerra – a fare da cornice all’apprendimento e al coinvolgimento nella storia.

 

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