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La prima guerra mondiale rappresenta il momento di elaborazione e prima sperimentazione di processi culturali e sociali che troveranno piena espressione nel secolo breve. L’immaginario collettivo legato alla Grande Guerra si è sedimentato negli anni immediatamente successivi al conflitto e oggi risulta lontano, sepolto, sovrastato dagli altri traumatici eventi successivi. La ricorrenza del centenario rappresenta in quest'ottica un'occasione importante e stimolante per riflettere sui molti aspetti che fanno di quegli eventi una premessa cruciale, tragica e traumatica della contemporaneità.

La dimensione totale e totalizzante della Guerra Mondiale e della sua traumatica elaborazione successiva consente, inoltre, di esplorarne premesse, sviluppi ed esiti sia in un’ottica nazionale, sia in una più ampia prospettiva europea.

Riteniamo necessario, in questo percorso, uscire da una prospettiva di mera commemorazione delle vittime dell’ "inutile strage" per cogliere pienamente la complessità degli eventi, dei loro esiti e della loro possibile elaborazione, tenendo conto della pluralità di voci e di attori che furono coinvolti.

 

Muovendosi tra vicende collettive e storie individuali, e addentrandosi nei livelli variabili di lucidità intellettuale e consapevolezza – o completa inconsapevolezza – messi in campo nell’affrontare la guerra, è possibile proporre alcuni percorsi e approfondimenti tematici che sappiano dialogare con l’attualità e stimolare riflessioni critiche sul presente e sul suo modo di relazionarsi al passato, attraverso l’uso (e l’abuso) della memoria, conducendo verso un approccio critico all’attualità.

 

Il nostro obiettivo è quello di costruire un paradigma culturale che abbia in sé gli antidoti agli orrori e alla violenza della nostra storia recente, e risalire a quel “trauma originario” rappresenta un passaggio obbligato.

È dunque imprescindibile affrontare il nodo dell’aggressività di stampo nazionalistico, della potenza e pervasività di un immaginario fondato sulla violenza e sulla prevaricazione dell’altro, ragionare sulla costruzione di barriere identitarie, di confini fisici e mentali e sugli strumenti culturali con i quali essi si affermano, indagare la cinghia di trasmissione gerarchica di valori, imperativi, sensi di appartenenza dalle élites alle masse, le nuove grandi protagoniste di questa guerra totale. Infine, come si è detto, sarà cruciale guardare con occhio critico ai processi di costruzione e selezione della memoria pubblica, senza dimenticare che si tratta di un fondamentale momento di preparazione ed elaborazione delle successive ideologie autoritarie.

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